La scuola italiana e la scuola finlandese: due sistemi a confronto

 itafin

Susanna Carra – Le riforme scolastiche che si sono succedute negli ultimi anni hanno messo in evidenza quanto lavoro c’era da fare per cambiare la scuola che era sostanzialmente rimasta ferma alla riforma Gentile del 1923, ma ancor più ha evidenziato il bisogno che la scuola aveva di riforme strutturali e ammodernamenti radicali per avvicinarla ai modelli europei. La Legge Moratti e la Legge Gelmini più una miriade di altre leggi, decreti e circolari hanno trasformato la scuola in:
• Una scuola obbligatoria per dieci anni, con inizio a 6 anni di età e fine a 16;
• Un’articolazione in scuola dell’infanzia (non obbligatoria) e un primo ciclo diviso in scuola primaria (di 5 anni) e scuola secondaria di primo grado (di 3 anni) con esame finale;
• Una divisione della scuola secondaria di secondo grado in licei, istituti tecnici e professionali con esame finale di stato;
• L’istituzione di un sistema nazionale di valutazione (INVALSI) omogeneo per tutti;
• Rafforzamento di alcune materie come l’inglese e le materie scientifiche;
• L’insegnamento di materie in lingua straniera;
• L’introduzione della tecnologia nella didattica;
• Rapporto scuola-lavoro;
• Flessibilità del piano di studi con un nucleo fondamentale obbligatorio e una quota modificabile secondo le esigenze dell’utenza;
• Attenzione all’edilizia scolastica.
Un elenco di cambiamenti che fanno pensare ad una scuola dinamica e attenta alle esigenze delle generazioni in crescita, eppure i risultati degli studenti nei test internazionali, primi tra tutti i test PISA e il rapporto The Learning Curve del 2014 pubblicato da Pearson sui sistemi educativi mondiali pone l’Italia in una posizione molto bassa tra i paesi dell’OCSE : l’Italia infatti, con 485 punti, risulta sotto la media OCSE di 494 punti. La Finlandia invece si trova tra i primi paesi europei e vanta una posizione generale di rilievo per una formula evidentemente vincente. Ma perché? Cosa c’è nel sistema finlandese che manca nel nostro e che lo rende un sistema imitato e studiato?
La struttura
Il sistema scolastico finlandese è costituito da una scuola unica di base obbligatoria che comincia a 7 anni e finisce a 16. Poco meno della scuola obbligatoria italiana, ma nel sistema finlandese non ci sono interruzioni da scuola primaria a secondaria, né esami di passaggio; il nucleo di base è molto omogeneo e lo studente viene seguito in tutto il percorso da docenti curricolari e docenti di sostegno che lo aiutano ad affrontare le carenze. La scuola è gratuita (compresi i libri), non ci sono test né valutazioni, le classi non sono costituite per livelli di capacità e alla fine del ciclo il divario tra studenti forti e deboli è ridotto al minimo. In Italia invece il passaggio dalla scuola primaria a quella secondaria può essere causa di stress per lo studente, che spesso si trova catapultato in una scuola “per grandi” rispetto alla scuola primaria, con professori invece che maestri e con un carico di lavoro molto superiore. Una scuola di base più omogenea invece potrebbe aiutare lo studente a rafforzare le basi che sono tanto importanti per gli studi futuri.
In Finlandia alla fine dell’obbligo gli studenti possono scegliere se frequentare un “liceo” che più che altro è un corso propedeutico di preparazione universitaria o un corso professionale per l‘inserimento nel mondo del lavoro. Questo corso dura tre anni e per accedere all’università gli studenti devono affrontare dei test selettivi. In Italia lo studente sceglie la scuola secondaria a 14 anni, quando ancora non ha le idee chiare il più delle volte e se non c’è la famiglia dietro ad aiutarlo nella scelta si possono fare errori che poi si pagano in seguito.
I curricoli
I curricoli hanno un impianto di base e una quota personalizzata che viene gestita dai comuni e dai presidi, perché in Finlandia la gestione della scuola è molto decentralizzata e affidata ai poteri locali. Alcune materie sono di base, come il finlandese, lo svedese, la matematica altre sono scelte dallo studente sulla base delle sue inclinazioni. Anche in Italia esiste un curricolo basilare obbligatorio e una quota personalizzabile, ma non è possibile metterlo in pratica per mancanza di risorse prima di tutto economiche e conseguentemente anche umane e strumentali. In Italia i corsi sono annuali, divisi in quadrimestri o trimestri, con verifiche e valutazioni periodiche, sia formative che sommative. In Finlandia i corsi non sono annuali ma semestrali o quadrimestrali alla fine dei quali lo studente sostiene un esame per cui non c’è bocciatura ma il voto che merita. In caso di bisogno lo studente può avvalersi dell’aiuto di un docente di supporto che lo aiuta a sostenere la materia. Le classi sono affidate al docente, che rimane in classe mentre gli alunni cambiano aula a seconda della materia che devono seguire. Cosi le classi non sono mai uguali. Anche in Italia alcune scuole hanno dato vita ad una sperimentazione di questo tipo (progetto DADA) con successo.
Inoltre l’investimento del governo finlandese è dedicato alla tecnologizzazione delle scuole. Tutte le classi hanno la LIM, i ragazzi studiano con i tablet e Internet e computer sono a disposizione di tutti. In Italia se ci sono le LIM sono stati i genitori a comprarle con il contributo volontario e tutto ciò che la scuola ha in dotazione proviene da contributi privati, perché il governo italiano non investe sull’istruzione. Forse non crede nella potenzialità della scuola o forse non vede un tornaconto nel breve termine.
La figura del docente
La figura del docente finlandese è piuttosto diversa ad quella del suo collega italiano e forse la differenza sostanziale sta proprio qua. Il docente finlandese gode il riconoscimento sociale, è stimato perché è considerato un professionista. Ha uno status sociale importante e non vive la frustrazione del suo collega italiano. Anche se non ha uno stipendio molto alto, svolge il suo lavoro con molto scrupolo. Ha una formazione molto dura, soltanto i laureati col massimo dei voti possono accedere alla professione. Chi insegna alla scuola di base insegna anche all’università. Superano selezioni severissime e sono soggetti a continui aggiornamenti: ogni quattro ore di lezione due sono dedicate alla formazione in itinere. Restano a scuola tutto il giorno e sono di supporto agli alunni in difficoltà . Gli insegnanti finlandesi inoltre sono valutati dai loro stessi alunni, il preside e una commissione di esperti e tutto è vissuto con la massima serenità.
Conclusioni
Paragonare un sistema scolastico di un paese di 5 milioni di abitanti a quello di un paese con 60 milioni di abitanti di cui molti immigrati con culture e retro-culture diverse non è facile. L’Italia è senza dubbio un paese più complesso e anche il sistema scolastico si trova ad affrontare problematiche diverse che in Finlandia neanche immaginano. Il sistema finlandese avrà anche i suoi difetti, non è una formula perfetta, ma perfettibile. Quello che però si può fare sicuramente è prendere ciò che si può adattare alla nostra realtà. Per esempio, lasciare troppa autonomia agli studenti sull’organizzazione del lavoro o pochi, pochissimi compiti a casa sarebbe devastante per gli studenti italiani: nessuno aprirebbe un libro! Quello che risulta evidente è l’investimento del governo finlandese sul capitale umano e sulle risorse materiali. L’investimento in capitale umano si traduce nella quantità e qualità dei docenti a disposizione degli studenti: il sostegno che offrono per il recupero delle carenze è determinante per il raggiungimento dei risultati. E in più gode di molta libertà didattica e organizzativa, cosa che in Italia è garantita sulla carta, ma poi difficile da realizzare. E i governi degli ultimi anni non hanno fatto passi sensibili per cambiare questa situazione. Ti dicono “puoi fare quello che vuoi ma non chiedermi soldi”. In Italia ci sono molti insegnanti appassionati che studiano, si aggiornano e fanno sacrifici, ma ci sono anche insegnanti stanchi e demotivati che hanno scelto questa professione per ripiego. Il supporto psicologico all’insegnante dovrebbe essere obbligatorio e costante e garantito dal contratto di assunzione. Il mestiere dell’insegnante è un mestiere di grande responsabilità e solo i migliori dovrebbero essere ammessi.
L’investimento in risorse materiali invece riguarda la spesa nelle strutture scolastiche, nei laboratori, nel materiale tecnologico. Le scuole finlandesi offrono spazi comuni di convivenza, mense e laboratori, in Italia molti istituti hanno gravi danni strutturali e necessitano di robuste ristrutturazioni.
Le leggi ci sono e sono buone anche se non perfette come altrove, con attenzione al benessere di tutti gli utenti, ma quello che manca sono le risorse. E senza risorse si può fare molto poco.

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